Cyclic Signs, il disco di esordio come leader del batterista Enrico Morello

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Cyclic Signs, il disco di esordio come leader del batterista Enrico Morello



Enrico Morello pubblicherà Cyclic Signs, il suo primo album come leader, il 19 marzo per Auand Records.


Morello arriva al disco d’esordio avendo maturato l’esigenza di sintetizzare le diverse esperienze e gli stimoli accumulati negli ultimi anni con le numerose e prestigiose collaborazioni come sideman. Grazie a queste collaborazioni il batterista romano ha avuto modo di entrare in contatto e suonare con i musicisti che ha selezionato per formare il quartetto che ha registrato Cyclic Signs: Francesco Lento alla tromba, Daniele Tittarelli al sax alto e Matteo Bortone al contrabbasso. Il quartetto si è quindi rivelato immediatamente un nucleo compatto e affiatato ed il contributo dei musicisti è stato sorprendente, riuscendo non solo ad assimilare perfettamente le complesse composizioni originali di Morello, ma arricchendole con la propria visione personale.


La spinta propulsiva di Cyclic Signs scaturisce dalla fascinazione verso i ritmi dell’esistenza e le molteplici facce delle loro mutazioni.


Ma l’album vuole essere anche gesto, corpo in movimento, forza cinetica; in altre parole: danza.


Nella necessità di tradurre in musica questi concetti», spiega Morello, «sono partito dall’elemento a me più congeniale: il ritmo. Ho cercato di sovvertire la prevedibile logica del tempo metricamente organizzato tracciando percorsi inattesi, multiformi e compositi, con l’intento di restituire all’ascoltatore la sensazione di sorpresa e disorientamento che si prova quando ci si affaccia alle finestre dell’ignoto.»


Poi aggiunge «L’utilizzo di un organico asciutto e costituito da strumenti prevalentemente monodici consente uno sviluppo polifonico del materiale tematico e lascia che la musica scaturisca dal silenzio come dei gesti pittorici su una tela bianca. Ho concentrato le mie energie nel dare risalto alle specificità armoniche dei brani attraverso un’accurata conduzione delle diverse voci che determinano l’intreccio polifonico. Seguendo questi princìpi, le gravità armoniche, seppure non esplicite, mantengono un ruolo centrale nel disegno globale delle composizioni e ne determinano ambientazioni cangianti.»


«Queste scelte», conclude il musicista, «mi hanno condotto all’esplorazione di paesaggi sonori archetipici, essenziali dal punto di vista timbrico ma complessi ed articolati nella loro manifestazione corale; in questo non dissimili da alcune produzioni di musica tradizionale dell’Africa centrale che sono state fonte inesauribile d’ispirazione durante tutto il mio percorso d’investigazione creativa.»




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