Premio Internazionale Massimo Urbani 2021

Foto: Fabio Ciminiera










Premio Internazionale Massimo Urbani 2021

Il Premio Internazionale Massimo Urbani si conferma un crocevia di storie ed incontri musicali. I nove finalisti hanno offerto esibizioni di spessore, rendendo la successione delle loro prove, a tutti gli effetti, un concerto di buon profilo: nove musicisti di sicuro livello – molti li ritroveremo senz’altro nelle prossime stagioni di festival e club – capaci di utilizzare in maniera efficace gli standard per esprimersi e in grado di dialogare con personalità con una ritmica esperta e assolutamente solida come quella formata da Massimo Moriconi e Massimo Manzi (vere e proprie colonne del Premio Urbani) insieme ad Andrea Rea (a sua volta vincitore nel 2007 della competizione). Nove musicisti soprattutto capaci di salire sul palco nella serata successiva con il quartetto di Stefano Di Battista, presidente della giuria quest’anno, e dare vita, sulle note delle colonne sonore di Ennio Morricone, ad una festa di musica condotta con leggerezza e divertimento dal sassofonista, tenendo sempre al centro la direzione musicale dei vari brani ed interpretata con impegno e precisione dai giovani talenti: una performance scoppiettante, con una quantità notevole di solisti sul palco ma mai scaduta in una confusione cacofonica.


La gara ha visto prevalere il sassofonista Lorenzo Bisogno (nella foto, insieme a Stefano Di Battista) che si è aggiudicato cosi anche il Premio Nuovo IMAIE e la registrazione di un disco con Emme Record Label. Il sassofonista ha prevalso anche nel voto via social. Al secondo posto si sono classificati, ex aequo, i sassofonisti Karolis Sarkus e Giulio Ottanelli (quest’ultimo vincitore anche del Premio della Critica), mentre al terzo posto si è piazzato il chitarrista Simone Faedda. Alla cantante Ada Flocco è stata assegnato il premio Fara Music e al sassofonista Vincenzo Di Gioia la borsa di studio per Nuoro Jazz. Il Premio del pubblico, infine, è stato assegnato al trombettista Riccardo Catria. Il chitarrista Gianluca Palazzo e il sassofonista Francesco Pio Russo hanno completato il lotto dei finalisti con delle esibizioni comunque di buon livello e convincenti.


Gli incontri musicali si erano già avviati nel pomeriggio della domenica sotto la spinta del sempre vulcanico Maurizio Urbani che ha coinvolto molti dei finalisti nel suo concerto e hanno accompagnato le serate del Premio con la presenza di Nico Gori, solista nell’esibizione della Colours Jazz Orchestra diretta da Massimo Morganti nella prima serata del festival e con le jam session spontanee che i concorrenti hanno improvvisato, in maniera pressoché continuativa, intorno al palco della Rocca Borgesca. Le storie personali e artistiche dei ragazzi, veri e propri protagonisti della rassegna, hanno aggiunto, al consueto bagaglio di speranze e timori con cui si affronta la gara, le prospettive rese più incerte dal panorama di questi ultimi mesi con la drastica riduzione degli spazi per suonare e confrontarsi. Su tutte, praticamente unica la vicenda di Francesco Pio Russo: dopo un percorso di fagottista classico, Russo ha iniziato a praticare il sassofono jazz subito prima dello scoppio della pandemia e, di conseguenza, l’incontro con la ritmica formata da Moriconi, Manzi e Rea ha rappresentato la prima volta in cui ha suonato jazz dal vivo insieme ad altri musicisti.


La musica di Ennio Morricone è al centro del nuovo progetto discografico di Stefano Di Battista. Il suo concerto in quartetto si è naturalmente diretto verso questo materiale tanto prezioso e altrettanto conosciuto dal grande pubblico: come scrivevamo nella recensione al disco Morricone Stories, il sassofonista utilizza i brani del Maestro come punti di partenza per esplorare in maniera personale le diverse anime del linguaggio jazzistico, dalle tradizioni al modern mainstream, una rielaborazione condotta con grande cura e rispetto e, allo stesso tempo, con la cifra stilistica oramai immediatamente riconoscibile di Stefano Di Battista. La dimensione del concerto “condisce” poi il percorso musicale con la vitalità e con l’energia, con l’interplay davvero brillante del quartetto e con una prova di assoluto spessore offerto dalla ritmica composta da Andrea Rea, Daniele Sorrentino e, con una spinta sempre propulsiva, dal vulcanico batterista Luigi Del Prete. Dal canto suo, il sassofonista si misura con la ricerca di connessioni possibili tra la scrittura e lo sviluppo dei temi, da una parte, e le evoluzioni solistiche, dall’altra: una vena che emerge sia nella lettura delicata e lirica di un tema come quello di Mission che nelle interpretazioni dei brani dal passo più incalzante e mette così in luce, una volta di più, la forza espressiva di un solista in grado di dosare con equilibrio e controllo i vari elementi e di insinuarsi in modo creativo nelle sfumature dei temi.


L’invito a salire sul palco rivolto ai finalisti, a Maurizio Urbani e a Sophia Tomelleri, vincitrice nella passata edizione, ha dato un ulteriore senso agli incontri personali e musicali avvenuti nel corso dei giorni del Premio. Come dicevamo prima, una vera propria festa sulle note delle colonne sonore composte da Ennio Morricone, con i musicisti impegnati a turno negli assolo e, poi, sguinzagliati in platea a suonare tra le sedie del pubblico in un incrocio del tutto estemporaneo ma mai disordinato tra melodia italiana, senso del blues, e richiami alle marching band, un incrocio condotto dalla necessità e dal piacere di tornare a suonare insieme.


E infine una nota per l’Associazione Musicamdo che organizza il Premio Internazionale Massimo Urbani dopo aver raccolto il testimone dal fondatore Paolo Piangiarelli. Prima della serata finale, Daniele Massimi, presidente dell’Associazione, è stato insignito del Premio Camerte dell’Anno proprio per la valorizzazione del territorio svolta attraverso la musica e, in particolare con il Premio Urbani. Un riconoscimento al lavoro fatto in questi anni e coordinato anche con altri enti ed istituzioni, un riconoscimento al valore della cultura per la promozione del territorio e alla possibilità di creare un’identità precisa e riconoscibile attraverso iniziative ben definite e condotte con costanza nel corso del tempo.



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