Marco Colonna/Giulia Cianca/Anais Drago – Blades Of Grass

Marco Colonna/Giulia Cianca/Anais Drago - Blades Of Grass

 Marco Colonna: clarinetto basso
Giulia Cianca: voce
Anais Drago: violino

New Ethic Society – NES10 – 2023

 

 

«Siamo lame d’erba in questo Mondo. Sono convinto che insieme molto si può fare e non c’è tentativo che non valga la pena di essere fatto.»

Decimo titolo della NES (New Ethic Society), etichetta/progetto sociale che molto ha da raccontarci riguardo le ambizioni e i desideri di Marco Colonna. Desideri, ambizioni e impegni concreti, tutti elementi qualificatori e necessari per provare a comprendere Marco Colonna uomo e musicista. Poi c’è la musica con i tanti, diversi compagni di viaggio che contribuiscono al progetto (emozionanti i frammenti ascoltati di “Uomo della terra” NES05, album solitario di Pasquale Innarella). Soprattutto troviamo, anche qui a “nuda pelle”, Giulia Cianca luminosa voce-strumento di una tradizione popolare re-immaginata e re-inventata. A completare il trio una giovane virtuosa del violino Anais Drago. Tre strumenti monodici, lirici, che intessono ampie trame e delicate, dolcissime melodie; il clarinetto basso di Colonna, discretamente, quando la musica lo richiede, agilmente diventa supporto ritmico armonico. Trine d’altri tempi nel brano che dà il titolo all’album, e nel proseguio con sola voce e violino, come in un madrigale tardo rinascimentale perso e ritrovato. Musiche evocate, riemerse da ascolti e da incontri, musiche di paesi vissuti, musiche sognate, composte e improvvisate. Ci ha sorpreso, inizialmente, l’assenza di testi, ancor più alla luce dell’esplicita volontà sociale, quindi politica, sottesa. Inizialmente; perché è poi è parso evidente come le parole sarebbero subito divenute pietre (vedi “Le ceneri del mio tempo” – NES06) e avrebbero ostacolato il gioioso, delicato fluire della musica e l’intreccio delle melodie. Pudore. Ci pare il termine appropriato per questa prova luminosa. Anais quasi in soggezione rimane a servizio di una musica forse già pensata e suonata, che ha nell’intimo rapporto musicale Colonna-Cianca un nucleo solido e forse difficile da scalfire. In chiusura all’apparire di Mzungo, demone bianco nato dall’archetipo del colonizzatore europeo, dolcezza, candore, e pudore sono sopraffatti da energia, rapidità, eccitazione, agitazione, come in una corsa. Ma, come ci ricorda Archie Shepp, a correre è ancora Rufus.

Segui Jazz Convention su Twitter: @jazzconvention