Alessandro Marzano Quintet – Monk’s pieces

Alessandro Marzano Quintet - Monk's pieces

Federico Pierantoni: trombone
Matteo Diego Scarcella: sassofono tenore, flauto
Federico Califano: sassofono contralto
Gabriele Evangelista: contrabbasso
Alessandro Marzano: batteria
ospite:
Francesco Tino: basso elettrico in Straight no chaser

Emme Record Label – 2023

Alessandro Marzano è un batterista calabrese di trentasei anni, al suo debutto discografico come band leader con questo “Monk’s pieces”, inciso con un gruppo formato da giovani e agguerriti musicisti, il più famoso dei quali è sicuramente il bassista Gabriele Evangelista. Come si legge nelle note di copertina, tutto è nato e si è sviluppato in sala d’incisione. Non erano stati predisposti, cioè, spartiti e arrangiamenti in precedenza. Si è lavorato sulla comune conoscenza di un repertorio e, poi, le capacità di ascolto reciproco e di improvvisazione hanno fatto il resto. Ne è venuto fuori un cd ruspante, selvatico, dove la perfezione di maniera è stata bandita, per principio. Questo aspetto sarebbe piaciuto a “Sphere”, che ha sempre dimostrato di voler realizzare “altro” con la sua musica, non certo un suono, una armonia, una melodia, formalmente ineccepibili.

Nell’album sono comprese nove composizioni, indubbiamente fra i pezzi più noti del pianista di Rocky Mount. Nello svolgimento dei brani, i tre fiati si aggregano in unisoni volutamente non lavorati a puntino, per poi lanciarsi in assoli gagliardi, con il fuoco dentro, e in contrappunti “agonistici”, non per superarsi l’un l’altro, quanto piuttosto per raggiungere un determinato climax, che si può ottenere solo mettendosi a confronto e in competizione vicendevolmente. È particolarmente in vista il timbro rotondo, “grasso” del trombone di Pierantoni, capace, altresì di mostrare un fraseggio fluido, molto efficace. I due sassofonisti, Matteo Diego Scarcella (anche al flauto) e Federico Califano, poi, danno battaglia, quando è il momento, sciorinando una sfilza di note staccate e accidentate, ma possono pure esplorare il lato più intimista e blues della musica del “grande Monaco”, in sequenze maggiormente connotate melodicamente. Gabriele Evangelista e Alessandro Marzano, a loro volta, compongono e scompongono ritmi, vanno di rimando e di rinforzo, costruendo una base posta in bilico, in diagonale, poiché il piano inclinato è un carattere proprio del “mood” dell’omaggiato. Ospite in una sola traccia, Francesco Tino al basso elettrico, si prende la scena coraggiosamente conducendo i giochi in Straight no chaser, una delle composizioni monkiane più infide.

“Monk’s pieces”, in conclusione, è un disco che conferma le infinite possibilità di lettura e rilettura del repertorio di un maestro che ha influenzato in maniera netta e decisa il jazz moderno, dal bop in avanti. Le sue composizioni, come in questo caso, fra l’altro, stanno in piedi benissimo anche senza la presenza di un pianoforte.

Alessandro Marzano e il suo gruppo hanno svolto il compito forti di una cultura jazzistica ben alimentata e della giusta sfacciataggine, dovendo confrontarsi con autentici fuoriclasse che, prima di loro, hanno affrontato il songbook monkiano (Lacy, Schlieppenbach, il nostro D’Andrea). A conti fatti, il quintetto supera positivamente questa prova e fa ben sperare per prossime incisioni, magari stavolta rivolte verso temi originali.

 

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