«Il mio nome è Caino»

 

Genova, Teatro Nazionale – 19.4.2024

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Ninni Bruschetta: voce
Cettina Donato: pianoforte

«Il mio nome è Caino» è un romanzo di Claudio Fava, da cui la regista Laura Giacobbe ha tratto un’opera teatrale a due voci, con l’attore Ninni Bruschetta e la pianista Cettina Donato unici protagonisti. Dopo “I Siciliani”, diventato a sua volta un album edito da “Alfa Music” qualche anno fa, la collaborazione fra la coppia, in questo modo, prosegue, offrendo un felice esempio di teatro di parola, con la musica in sottofondo o in primo piano, a fasi alterne Lo spettacolo racconta la vita e la morte di un killer affiliato alla mafia, illustrandone la psicologia, i valori o i disvalori ed il percorso effettuato, privo di ogni tipo di scrupolo, per affermarsi all’interno della “cupola”. Caino, questo il nome del personaggio, rappresenta il male assoluto, perché, pur di raggiungere un adeguato piano di stima e di considerazione, rispetto ai capi-mafia, rinuncia a coltivare qualsiasi sentimento, calpestando anche i legami fraterni o di amicizia. È la storia di un assassino seriale, cioè, che svolge il lavoro con brutale professionalità e racconta efferati delitti nei minimi particolari, senza l’ombra di un pentimento. Bruschetta si muove con consumato mestiere sul palcoscenico nei panni di Caino, spesso restando in una penombra significativa, o sfruttando al meglio le luci che arrivano di sbieco a illuminarne la figura. Il suo timbro vocale è affermativo, ma quieto, e sale di registro quando la narrazione giunge a spiegare in dettaglio come si è sviluppata l’esecuzione di un determinato personaggio “scomodo”. La voce cartavetrata dell’attore siciliano, quindi, ha toni bassi molto evocativi, e si apre su volumi più corposi, allorchè il copione presenta situazioni altamente drammatiche in un mirabile crescendo di pathos. Il performer palermitano, poi, gioca abilmente con i microfoni e suggerisce una vena musicale sottotraccia all’interno del testo. In un momento cruciale, infatti, Bruschetta canta pure My funny Valentine, cavallo di battaglia di Chet Baker, un “maledetto” di altra categoria, però, rivelando una voce che oscilla fra il sussurrato e l’arrocchito, di notevole attrattiva.
Cettina Donato, in scena con il pianoforte, da parte sua, commenta con il suo strumento il carattere delle varie fasi della pièce, usando citazioni dalla musica folk dell’isola, Vitti ‘na crozza, in particolare, arie blues, scampoli jazzistici, mai fuori tema. La parola è sicuramente centrale nell’economia della messinscena, ma il dialogo con il pianoforte innalza il livello dello spettacolo, facendolo diventare una sorta di poema jazzistico, tragico e disperato.
Il finale, con la morte di Caino ucciso da due sicari, chiude un dramma capace di rapire il pubblico presente, che tributa lunghi e meritati applausi ai due interpreti, dopo aver seguito con un silenzio partecipe tutto lo spettacolo. .

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