Pasquale Mega: pianoforte
Gabriele Mirabassi: clarinetto
Pasquale Bardaro: vibrafono
Marcella Carboni: arpa
Federica Del Gaudio: violoncello
Camillo Pace: contrabbasso
Giovanni Angelini: batteria
Dodicilune Dischi – 2025
Timbrica e poesia, potrebbe essere la definizione, essenziale, di questo bel disco di Pasquale Mega. Un progetto suggestivo che, come recita il titolo “Concerto in tre colori”, ha un’ampiezza cromatica, una quinta dagli svariati colori che si attenuano o vivificano a seconda dell’uso che i musicisti fanno dei suoni. Alla testa del PoliCroma Ensemble – tutti ottimi musicisti -, Pasquale Mega ha condotto un concerto, registrato dal vivo al Teatro Mariella di Monopoli, dove è riuscito a far incontrare la musica colta con le dinamiche e i timbri del jazz. Ha messo insieme un quintetto jazz e due strumenti acustici delicati e raffinati come il violoncello e l’arpa. Il risultato è una struttura armonica dai contenuti festosi e colorati, vividi nella loro naturalezza espressiva e dove si incontrano senza frizione o stridio le corde degli strumenti acustici e la timbrica della sezione ritmica, rinforzata dai tasti metallici del vibrafono. In tale contesto il clarinetto lucente e esotico di Mirabassi, vola di qua e di là, come un uccello canterino e colorato, ad addolcire e smussare con la voce, e le voci del mondo, quelle parti che necessitano di un certo lirismo narrativo (Origami). Questo in tandem con la sottigliezza espressiva dell’arpa di Marcella Carboni. Mega ha strutturato il suo progetto in tre parti dandogli una definizione cromatica. L’indaco nasce dalla sua creatività; l’ambra pesca nel repertorio compositivo di Esbjörn Svensson e il carminio in quello di Lars Danielsson. Il sud che guarda e interpreta il nord attraverso una onirica melodicità che accomuna le due culture introiettate di folk e pervase di un mediterraneismo dai sapori baltici. Roberto Salahaddin Re David arrangia il tutto rendendo i tre corpi un unico organo equilibrato e pulsante. Forgia le masse sonore che Mega affianca le une alle altre attraverso il suo pianismo sussurrato, mai sopra le righe, che non si sovrappone ma direziona il flusso e le trame musicali di un disco conciliante, raffinato e cangiante nella sua espressività sonora.
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