Finnish Jazz. Intervista. Teemu Viinikainen

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Intervista a Teemu Viinikainen


Recensione a Tales of Robert Dickson

Jazz Convention In primo luogo, chi è Robert Jackson? E perchè gli hai dedicato il tuo album?


Teemu Viinikainen Robert Dickson è un personaggio che è stato inventato da Tim Hagans, a un certo punto delle registrazioni. Noi abbiamo cominciato ad inventare delle storie su di lui e il gioco è proseguito finchè Robert ha, in pratica, cominciato a vivere una sua vita propria.



JC: Parliamo del gruppo. Come hai scelto i musicisti e, in particolare, come sei arrivato alla presenza di Tim Hagans?


TV: Il trio ha suonato insieme per circa quattro anni e ci conosciamo molto bene tra noi. Abbiamo fatto molti concerti insieme sia come trio che come parte di formazioni più ampie. Per questo motivo, Timo e Jussi erano ovviamente la scelta migliore! Tim Hagans ha tenuto molti seminari e concerti in Finlandia e Jukkis Uotila ha suggerito che Tim portava essere un ottimo special guest per il concerto del trio in occasione della conferenza dell’IAJE che si è tenuta a New York, nel gennaio 2004. Il concerto è stato davvero bello e il direttore del nostro jazz department, Jari Perkiomaki, che era tra il pubblico, ha avuto l’idea di farci realizzare un disco insieme.



JC: Il gruppo nel disco è, perciò, formato da un trio più un trombettista. Puoi dirci come hai lavorato sull’inserimento di una seconda voce nel gruppo? Come questo fatto abbia cambiato gli equilibri della band e come hai lavorato per avvantaggiarti da questa situazione?


TV: Abbiamo suonato spesso in Finlandia come quartetto, principalmente con un sax tenore. Per cui, da questo punto di vista, è stato davvero facile inserire un quarto musicista nel gruppo perchè eravamo abituati a farlo! Il modo di suonare di Tim è armonicamente molto libero e questo ha influenzato molto il gruppo; dal punto di vista ritmico, credo che non sia cambiato molto.



JC: Parliamo della costruzione dei brani che hai scelto per il disco.


TV: Two Grooves, Second Thought e Space Dozen sono brani scritti che abbiamo suonato ad Helsinki e New York con Tim, prima di registrarli. Gli altri brani sono improvvisazioni libere che abbiamo fatto in studio. Sneaking I, II e III sono state tratte da una lunga jam con qualche chitarra sovraincisa e Duo Improvisation I & II, The Blues e Kaituri sono state suonate così come si sentono nel disco. Abbiamo registrato molti brani composti, ma abbiamo preferito inserire queste improvvisazioni, ci sono piaciute di più. Abbiamo improvvisato e ci siamo divertiti. Dal momento che avevamo questo materiale già pronto, non abbiamo avuto nessuna pressione di avere altra musica per il disco, ma lo stile di Tim ci ha ispirato a suonare in questo modo! Ha un grande orecchio e gli piacciono gli aspetti avventurosi della musica libera.



JC: Ci sono molti brani composti dagli altri componenti della band…


TV: I tre brani scritti in precedenza che abbiamo scelto erano quelli che mi piacevano di più! Oltre a questi c’erano alcuni brani miei, un paio di altri brani di Jussi, ma, ripeto, i brani liberi mi piacevano molto di più.



JC: Tu hai disposto due linee che attraversano il disco, le tre parti di Sneaking e le due Duo improvisation.


TV: Sneaking viene da una lunga traccia di cui abbiamo scelto queste tre parti, mentre Duo improvisation sono state scelte tra una serie di improvvisazioni tra me e Tim. Ho cercato di rendere l’ordine dei brani il più interessante possibile. Usare la lunga improvvisazione di Sneaking, dividendola in tre parti, è stato molto naturale. Il nome lo ha scelto Jussi Lehtonen e nasconde uno scherzo interno al gruppo! Duo Improvisation I e II sono state scelte tra sei differenti improvvisazioni e ho voluto mettere in evidenza, per gli ascoltatori, il fatto che fossero tracce frutto di completa improvvisazione. In seguito ho pensato che questa scelta sia migliore rispetto ad aver scelto titoli “normali” per ogni brano dal momento che per questi brani non ho pensato a nessun tipo di tema o di scrittura in precedenza.



JC: Da The Blues alle espressioni elettriche di Sneaking part I, dalla melodia di Kaituri e Duo Improvisation part I al groove. Tales of Robert Dickson è un lavoro che accoglie molti e diversi aspetti musicali.


TV: Abbiamo registrato circa cinque ore di musica in tre giorni e, in seguito, ho scelto le cose che mi piacevano di più. In pratica, vorrei dire che questo disc è venuto in modo totalmente differente da come era stato pianificato! Non supponevo che ci sarebbero state tante parti del tutto libere!



JC: Parliamo della musica che avete registrato e non avete messo nel disco. Sono brani che vengono eseguiti dal vivo e pubblicherete in un prossimo disco?


TV: Forse metterò qualche brano sul mio sito internet (www.teemuviinikainen.com), ma, con ogni probabilità, non li pubblicherò su un disco vero e proprio, ma chi può dirlo! Suoniamo alcuni di questi brani dal vivo con questa band e altri fanno parte del repertorio del gruppo di Jussi. In ogni caso, penso che anche nei prossimi dischi mi comporterò in modo simile, usando molto l’improvvisazione come punto di partenza per la musica.



JC: Hai registrato Tales of Robert Dickson nel 2004. Parliamo della tua evoluzione musicale da queste registrazioni.


TV: Sono andato ancora più avanti sul versante acustico, tanto che la mia chitarra preferita in questo momento è una grande chitarra Acoustic Archtop della Gibson negli anni ’50. Ha un suono simile a quello di Freddie Green!! E questo, credo, influenza il mio modo di suonare e improvvisare. Per quanto riguarda la composizione… sto cercando di comporre di più! É davvero difficile per me, ma, in questi giorni, sta diventando più facile e spero di poter scrivere qualche buon brano! Questo disco è stata un’esperienza molto importante per me, mi ha fatto comprendere molte cose e mi ha aiutato molto per quello che riguarda il mio stile personale e gli obiettivi che voglio rag giugnere. Prima di questo disco non avevo fatto molto a mio nome e questo cd può aprire porte per lavorare di più in quest’area.



JC: Ti abbiamo già conosciuto nei lavori con gli U-Street All Stars e con il trio di Jukka Perko e Severi Pyysalo. Puoi parlarci di queste band e, in particolar modo, delle differenze tra il lavoro sui temi e delle differenze tra i suoni che utilizzi in questi due contesti.


TV: U-Street è un gruppo che si muove su brani straight-forward, hard-bop ed è davvero naturale per noi suonare in quel modo insieme. Il mio suono e il mio stile sono influenzati dai lavori di John Scofield, anche se cerco di spingermi in direzioni differenti. Ad esempio sto cercando di fare entrare molto di più il mio nuovo suono “acustico”! Noi proviamo moto attentamente i temi e le sezioni di assolo sono basate su cambi di accordi netti sui quali improvvisare. In particolare, io cerco di muovermi come fanno i pianisti in formazioni analoghe alla nostra. Il lavoro sui chord voicings, il lavoro di arrangiamento e di accompagnamento die solisti, questi sono i punti di riferimento. Nell’altro trio, io ho raggiunto Severi e Jukka, dopo che loro hanno deciso di cambiare il contrabbasso con la chitarra, dal momento che, suonando spesso nelle chiese, il contrabbasso impastava troppo il suono del gruppo. Così, all’inizio, ho cominciato a suonare quelle linee di basso, poi ho cominciato ad aggiungere in qualche punto degli accordi. All’inizio usavo la chitarra elettrica, solo in un secondo momento, due anni fa, ho iniziato ad usare una chitarra acustica dalle corde in metallo. Questo fatto ha aiutato a spingere il suono del trio . in una direzione più unica e, per me, più facile da miscelare con il suono del vibrafono e del sassofono. L’intero suono del gruppo è più compatto, come un unico grande strumento! Io non suono molti assoli, ma è naturale che la chitarra, con questa strumentazione abbia un ruolo di accompagnamento e, poi, Jukka e Severi sono due grandi solisti. Cerchiamo di lavorare su un numero più ampio possibile di suoni con i nostri strumenti e rendere il tutto più coinvolgente per il pubblico. Speriamo di rendere efficace una formazione che non ha necessariamente bisogno di basso e batteria. Questa strumentazione ci aiuta ad avere un suono unico e mi spinge a suonare in modo differente da quanto accade con gli U-Street All Stars…



JC: Leggendo i nomi dei musicisti che appaiono nelle formazioni in cui suoni, è evidente che tu cerchi di stabilire una forte relazione con le persone con cui collabori…


TV: Certo, loro sono anche i miei migliori amici. La scena jazz finlandese è abbastanza piccola e tutti conoscono tutti e suonano con tutti. E, soprattutto, non c’è molta competizione tra i musicisti come può esserci in un posto più grande come, ad esempio, New York. 




JC: Influenze. Tales of Robert Dickson mostra diverse influenze e diverse tra di loro. Questo è il tuo modo di portare alla luce il tuo stile personale?


TV: Tales of Robert Dickson è la reale ed onesta fotografia del mio mondo musicale in questo momento e questo aspetto è molto importante per me. Cerco di diventare sempre più personale e quando qualcuno ascolta la mia musica mi piacerebbe che l’ascoltatore potesse sentire il musicista e la persona dietro lo strumento. Forse è questa la ragione per cui sto dirigendomi sempre più verso la chitarra acustica, che è più “nuda”, non puoi nasconderti dietro effetti e volumi. Questo, adesso, è il mio obiettivo e spero che il mio stile diventi sempre più puro e semplice e possa essere immediatamente identificato. Come Miles Davis, che riconosci subito, in tutti i suoi dischi, con qualunque musicista stia suonando.



JC: Come si legge nel tuo sito, “Teemu Viinikainen è l’epitome del chitarrista jazz moderno, dalle mille anime.” (Nel sito: “Teemu Viinikainen is the epitome of the multi-faceted modern-day jazz guitarist” – n.d.t.). La chitarra è uno strumento che è apparso tardi ella storia del jazz, ma può essere usato, come tu fai, in modi differenti per raggiungere emozioni diverse.


TV: Sono d’accordo. Amo la chitarra e amo sentire i chitarristi di tutti i generi. Stevie Ray Vaughan, Jimi Hendrix, Pat Metheny, John Scofield, Wes Montgomery… loro hanno significato moltissimo per me in qualunque stile e genere si siano espressi. Il modo in cui esprimono sè stessi è la loro principale caratteristica e il loro primo interesse. Io cerco di usare il mio strumento in molti modi per dare un messaggio all’ascoltatore, per dire le stesse cose con parole diverse. Quello che senti di dover dire è la cosa più importante da esprimere nei vari contesti…



JC: Il tuo punto di vista sulla scena jazz finlandese.


TV: Credo che il jazz in Finlandia stia vivendo un buon momento. Ci sono ottimi musicisti, giovani e meno giovani, e si riesce a coinvolgere un pubblico sempre più grande. Certo resta un genere di nicchia, ma sempre più persone si avvicinano a questo mondo. Cerchiamo di avere posti sempre migliori dove poter suonare, nel nostro paese, e li stiamo consolidando Il livello generale dei musicisti è davvero alto e molta musica sta venendo fuori. Per cui non ci sono problemi!