Rope – Have you met Miss Bates

Rope - Have you met Miss Bates

El Gallo Rojo – 314-3 – 2005




Fabrizio Puglisi: pianoforte

Stefano Senni: contrabbasso

Zeno De Rossi: batteria






Rope e Miss Bates… L’occhio che osserva, in una sanguinolenta immagine in rosso e nero, dalla copertina, i tre stesi a terra esanimi, all’interno della copertina stessa, vestiti da gangster… Il primo contatto con Have you met Miss Bates è del tutto cinematografico: Nodo alla Gola e Psycho, uniti nel binomio di titolo e nome della formazione. Alfred Hitchcock, regista di entrambi i film, James Stewart e Farley Granger, protagonisti del primo, e Anthony Perkins, mattatore del secondo, presenti nei ringraziamenti. La formazione, Rope, appunto, vede all’opera il trio formato da Fabrizio Puglisi, Stefano Senni e Zeno De Rossi, tre musicisti tra i più interessanti del panorama della nuova generazione.


La dedica, cinematografica, ad Alfred Hitchcock del disco, ha come contraltare dal punto di vista musicale una varietà di sorgenti sonore. Oltre El Divino, Funcije, Frida e Beany, brani originali dei tre musicisti, la scelta operata delle composizioni e dei compositori è quanto mai aperta. Thelonious Monk e Alberto Barreto, Misha Mengelberg e Duke Ellington, John Zorn e Jelly Roll Morton, Bill Triglia e Leo Forbstein. Si potrebbe pensare, per questo, a un procedere dispersivo e disordinato nelle tredici tracce. Nulla di più distante dal vero.


Il trio Rope ha uno stile proprio, caratterizzato in modo preciso dalla voce che i tre musicisti esprimono insieme. La ritmica costituita da Stefano Senni e Zeno De Rossi si muove con briosa e divertita libertà, costruendo in modo delicato e fantasioso la seconda voce del trio. De Rossi, in particolare, con piccole invenzioni e suoni creati dalle percussioni, riesce a dare uno spettro più ampio al suono del trio. Fabrizio Puglisi, sommando le pause, gli stacchi netti, alcuni accenti monkiani, il disegno delle frasi che muove spesso le declinazioni dei pianisti classici, le capacità interpretative, definisce lo spazio entro il quale si muove il trio, uno spazio che riesce a contenere le varie ispirazioni attraverso un’interpretazione personale.


Come se nel prendere i brani dai diversi compositori, i nostri avessero preso anche gli stimoli interpretativi da applicare in modo assolutamente personale in tutti i contesti. Così accenti latin passano da Te Quedaras e Spanish swat in Frida e Funcije, le tensioni monkiane da Trinkle Tinkle e Green Chimneys si diffondono un po’ in tutti gli episodi, le attitudini narrative e cinematografiche di Rope, il tema elaborato da Leo Forbstein per la colonna sonora del film omonimo, influiscono anche su Beany, brano composto da Stefano Senni, la brillantezza del ritmo e la capacità di giocare e variare gli elementi ritmici, soprattutto in Nefesh e Hypochristmutreefuzz, viene disposta per caratterizzare il lavoro e lo sviluppo del sostegno alla musica proposta.


Interpretazione che diventa punto vincente del disco e che, per la mole di richiami, per la combinazione assolutamente personale e, allo stesso tempo, rigorosa e precisa degli elementi, per le capacità di Puglisi, Senni e De Rossi, garantisce la linearità complessiva nel corso delle tredici tracce. La capacità di disporre ed esaltare gli aspetti contigui dei vari brani e gli aspetti vicini allo stile e al modo di suonare del trio, Dalla malinconia di El Divino, una canzone asciutta e introspettiva, con la quale si apre Have you met Miss Bates, al ghigno sardonico di Trinkle Tinkle; dalle scanzonate e colorite Loopadoo e Dancers in love, alla passione di Spanish swat: tutto il disco è sostenuto dallo spessore e dal tono sempre coinvolgente dell’interpretazione.


La sintesi, oltre che nell’interpretazione, emerge anche nel contenuto del lavoro. La sintesi di stili, la sintesi di tradizione e modernità, la concisione dell’esposizione (Have you met Miss Bates racconta i suoi tredici episodi in soli cinquantadue minuti), concisione che permette al trio di arrivare subito al dunque e di usare tutta la materia musicale in modo fruttuoso, senza fronzoli inutili. Tradizione e modernità vengono interpretate in modo personale, passando dall’una all’altra, accostando, dilatando: un intervento continuo sul ritmo, sulle melodie, sulle costruzioni musicali.


La sintesi compiuta nel disco tra tutti gli elementi, rende unitario e compatto il disco e il suono del gruppo. Come a rendere ragione della denominazione corale, il gruppo ha una voce personale che difficilmente riesce a prescindere dai uno dei suoi tre componenti e che si nutre del virtuosismo e dell’intensità dell’interpretazione, dell’emozione e della stretta connessione tra i tre musicisti. La disposizione narrativa della maggior parte degli assolo, la coralità che Puglisi, Senni e De Rossi riescono a creare e ad interpretare e che, difficilmente, fa prevalere uno a discapito degli altri due, aggiungono ancora valore alla voce e all’espressione di Rope.