Alessandro Gwis – #2

Alessandro Gwis - #2

CNI Music – CNDL 23695 – 2010





Alessandro Gwis: pianoforte, campionamenti, laptop, moog

Luca Pirozzi: contrabbasso, basso elettrico

Armando Sciommeri: batteria


Fin dai tempi degli Aires Tango, Gwis ha sempre dimostrato un grande talento per l’improvvisazione e un’abilità particolare – frutto di grande creatività e vivida immaginazione – nello svincolarsi da pattern e schemi prefissati che il tango talvolta impone. Il secondo capitolo della sua carriera solistica, intitolato semplicemente #2, non solo conferma quanto appena detto, ma aggiunge nuovi particolari che aiutano a delineare un quadro ancora più variegato e interessante, a tratti sorprendente, della musica del pianista romano. I pezzi dell’album sfuggono ad una precisa definizione, non si possono catalogare a pieno titolo né come jazz né come musica sudamericana od orientale, né tantomeno come classica od elettronica, anche se ciascuno di questi elementi ha il suo peso specifico nell’opera e si fonde con gli altri in modo coerente e assolutamente spontaneo. A tal proposito l’elettronica ricopre un ruolo molto importante nel fare da collante e armonizzatore delle parti: usata con buon gusto e parsimonia, aiuta a riempire gli spazi, a rinforzare il suono, a renderlo più denso e brillante e a fornire effetti sonori stranianti. Non meno intrigante è la varietà di registri adottata: dalla danza esuberante e vitale di Forrò alla nostalgica O Sol Dos Dias Mais Lindos, passando per la caricatura grottesca e geniale di Buster Keaton o Don’t Blame Gwis, attraversando il mondo onirico tenero e surreale di brani completamente improvvisati (The Blessed Sadness of Fall, The Balloonatic, Ibo, The Flood, Wind Rose Glitches), one shot registrati senza alcuna preparazione che lasciano Gwis e i suoi compagni (bravissimi Pirozzi e Sciommeri, molto più che semplici accompagnatori) completamente liberi di dialogare tra loro. È un vero piacere ascoltarli suonare insieme: sorretto da una fiducia reciproca, il trio ormai si conosce alla perfezione, non ha bisogno di ostentare alcunché, anzi talvolta si permette anche il lusso della sottrazione, dell’ellissi, piuttosto che dell’accumulo. Una gran prova di maturità artistica.