Dimitri Sillato Playground – Periferiche Sospese

Dimitri Sillato Playground - Periferiche Sospese

El Gallo Rojo Records – 314-26 – 2009




Achille Succi: clarinetto, clarinetto basso

Giancarlo Bianchetti: chitarre, batteria

Dimitri Sillato: pianoforte, violino, fischio

Alessandro Altarocca: contrabbasso






Periferiche sospese è un disco ricco di sorprese e nasce dall’idea di attraversare i generi per dare vita a una musica rivolta indistintamente alle tante anime del novecento, dalle avanguardie colte alle riscoperte etniche passando per il jazz, inteso principalmente come attitudine all’improvvisazione e alla ricerca dell’interplay tra i musicisti più che come linguaggio codificato in modo tradizionale.


A dispetto del nome il lavoro è totalmente acustico: gli strumenti vengono però manipolati e portati ad avere sonorità inconsuete, tali da rendere fluido e cangiante l’andamento dei brani. Ancora, la disposizione polistrumentista di Sillato e Bianchetti crea ulteriori alternanze e incroci sonori. Il quartetto, come si può facilmente immaginare, non persegue al suo interno le gerarchie ritmica-solisti ma mette le diverse voci sullo stesso piano. L’atmosfera, quella sì, è spesso sospesa, come ad esempio nell’apertura di Hidden door o nel dialogo a quattro voci de Il silenzio che viene alla fine. In realtà, Periferiche sospese è un disco introverso. Come nota Stefano De Bonis nel presentare i brani, la musica proposta da Sillato scava alla ricerca delle profondità del proprio mondo espressivo. E lo si nota nella gestione delle linee melodiche di violino e chitarra in Fermorestando, dissonanti e urlate al termine del crescendo secondo cui si sviluppa il brano, ma sempre ponendo attenzione alla dimensione complessiva dello “scontro”, alla costruzione di un’atmosfera problematica: i fili tessuti da Sillato diventano il mezzo per trasmettere la visione inquieta del compositore senza però mai scomporre del tutto il discorso del quartetto.


In modo simile vanno intesi l’apertura del disco con il tema scanzonato di Gastone, eseguito al pianoforte e la chiusura dai riflessi mediorientali di Masnada (omaggio a John Zorn). Anche all’interno di temi più facilmente leggibili lo sviluppo delle improvvisazioni – solistiche e collettive – pone al centro del discorso un atteggiamento interrogativo, sospeso appunto, e volutamente mai risolto in un finale consolatorio.