Domenico Cartago – Skylark

Domenico Cartago - Skylark

Auand Records – AU3005 – 2015



Domenico Cartago: pianoforte

Luca Alemanno: contrabbasso

Mimmo Campanale: batteria






Ruvido ma soltanto sulle prime, Skylark è piuttosto involucrato di spigolosità esploranti, palesando quanto sia stato assorbito dalle morfologie poco edulcorate ma certamente “in avanti” di quella non sottile linea estetica che tocca i capiscuola da Monk a Motian – ed è appena il caso di constatare che così risuonavano le più veraci gittate dal jazz d’epoca.


Se il giovane pianista d’Apulia ha di tale retaggio ben appreso dettati e connotati, non è nel compito scolasticamente compiuto che si esauriscono le sue aspirazioni affermative: il pianismo concreto ma di notevole organicità melodica di Domenico Cartago dona lievito espositivo, alieno da effervescenze di corto respiro, ad una funzionale scelta di catalogo.


Convincente l’alternanza di clima emotivo ed estetico nell’iniziale avvicendamento tra il passo spedito alla Bud Powell e il serotino raccoglimento evansiano (Bouncing with Bud, My Romance), ulteriormente dilatando il compasso nelle incarnazioni in sequenza dei grandi standard prescelti, alternando passo e vedute tra i mondi poco confinanti di Cole Porter o Lennie Tristano (comunque funzionali all’edificazione melodica) affiancandovi la propria firma (in Nina), ma opportunamente contenendo quote narcisistiche ed auto-affermative, assumendo con responsabilità il carico di segni del grande patrimonio bop, esposto in equilibrio tra cantabilità e rigore, ripartendo con equilibrio i ruoli interventistici della pertinente e pronta sezione ritmica.


Omaggiando il mondo gravitante non solo intorno a Bird, ma più precoci fascinazioni naturalistiche indotte dall’ascolto del canto dell’allodola, “metafora stessa del Jazz” secondo Cartago “con quel suo vertiginoso volo in verticale, fino a dove le forze più nascoste possono farla arrivare”, il melodioso volatile apporta tracce ispirative, elaborate senza edulcorazioni ma tesaurizzandone l’eloquenza, in una trasvolata di genere che se non punta al cuore, scuote almeno gli elementi connettivi delle complesse dinamiche che graziano di forma e respiro gli incontri tra melodia e sintassi ritmica.



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