Erwin Ditzner/Lömsch Lehmann – Ditzner-Lömsch Duo II

Erwin Ditzner/Lömsch Lehmann - Ditzner-Lömsch Duo II

Fixcel Records – CD10 – 2015



Erwin Ditzner: rullante, batteria, percussioni, zither elettrico

Lömsch Lehmann: sax tenore, clarinetti, organo Bontempi HF200, portatile Philips 604






Casomai fosse più il caso di parlarne, essendo quasi estinta (ma fortunosamente non assente) la godibilità (e perché no, l’annesso feticismo) dell’oggetto-disco, prometterebbe mica male l’ultimo e accuratissimo prodotto della scuderia renana Fixcel Records, il cui formato 18×18 autorizzerebbe magari l’aspettativa di un sostanzioso e vinilico EP – cosa non poi distante dalla realtà, stante la realizzazione su doppio formato del presente Ditzner-Lömsch Duo, nuova piattaforma di cimento discografico di due maturi avventori delle piazze d’area teutonica.


Rispettivamente macchina (poli)ritmica e voce sassofonistica della cosmopolita, multi-stile orchestra MardiGras.bb (non particolarmente nota sui nostri canali ma di corpose discografia ed esperienze live), Erwin Ditzner e Lömsch Lehmann sono due identità piuttosto definite e due affini spiriti curiosi, che questa incisione confermerà pittoreschi interpreti dell’arte dell’entertainment còlto e virulento, capaci di musicalità e senso scenico segnati da misurato umorismo e pervasiva ironia, non scevri da macchinosità e tecnicismi non gravanti sull’impianto generale, gusto plasmato su una cultura di viaggio e di strada con un senso ludico dimensione solidamente post-adolescenziale.


Album che opportunamente dosa alterni stati umorali, non astenendosi da respiro etereo e di segno orientaleggiante (Isor, Peripherie 3) ma che meglio incontra le sue più probabili correnti ispirative in costruzioni elettroacustiche segnate da gusto capriccioso (Jailhouse, o le revisoni parkeriana e davisiana di Chi Chi e Circle in the Round); l’incalzare percussivo, e particolarmente il flessuoso e ipnogeno overtone-drumming di Ditzner, la fraseologia incisiva dei fiati e l’effettistica delle tastiere da soffitta di Lehmann plasmano una musicalità pulsante, con vitale ruolo per giochi d’intesa istantanea, in uno spirito scanzonato da ragazzoni vissuti.


Sul tappeto sonoro (relativamente ricco senza ricorsi a sovraincisioni) nel cui instrumentarium convergono evolute sonorità-giocattolo dello sperimentato Ditzner, le carnali e piene modulazioni d’ancia del concentrato Lehmann, dialoganti su un flusso affabulante in cui si reperteranno (come immaginabile) segni e richiami dal panorama Kraut-pop.


“Spirituale – e anti-autoritario” è in estrema sintesi una delle possibili, condivisibili definizioni (che ci avvicina ai parametri critici della lettura critica made in Deutschland) di un lavoro provvisto di suoi non effimeri perché, editorialmente qualitativo, e gratificato dalla drammatica sensibilità chiaroscurale delle notevoli immagini di copertina (a firma del polivalente produttore Frank Schindelbeck), che ulteriormente ci avvicinerà alla variamente abitata e attiva fucina della creatività dello scenario germanico.