La ventunesima edizione del Premio Internazionale Massimo Urbani

Foto: Fabio Ciminiera










La ventunesima edizione del Premio Internazionale Massimo Urbani

Camerino – 10/11.6.2017

Ripartire con la musica. È un filo rosso che accomuna manifestazioni e territori che negli ultimi tempi hanno dovuto fare i conti con la tremenda realtà dei terremoti e, in generale, di situazioni drammatiche. La stagione invernale del Teatro Lauro Rossi e la ventunesima edizione del Premio Internazionale Massimo Urbani hanno testimoniato l’intenzione dell’Associazione Musicamdo di mantenere in pieno il rapporto con le attività promosse nel corso degli anni e il dialogo con gli altri protagonisti della scena nazionale. Le difficoltà ci sono e si toccano con mano: a causa dei crolli dovuti al sisma, la “casa” del Premio si sposta dal Teatro Marchetti all’Auditorium Benedetto XIII, il centro storico di Camerino è stato dichiarato Zona Rossa e quindi tutte le attività collaterali sono state “dirottate” anch’esse negli spazi del Campus Universitario all’interno del quale è compreso anche l’Auditorium oppure sono state soppresse. La stessa partecipazione dei musicisti e dei giurati è stata “solidale”, in modo da sostenere la continuità della manifestazione.


Edizione particolare anche nello sviluppo del concorso: le esibizioni dei dieci finalisti concentrate in una sola serata e l’intera rassegna concentrata in due giorni. Due i presidenti di giuria: Fabrizio Bosso, ormai “veterano” del Premio, è stato affiancato da Kurt Rosenwinkel. La ritmica residente ha avuto quest’anno come pianista Julian Mazzariello, già vincitore del Massimo Urbani, insieme a Massimo Moriconi e Massimo Manzi, una vera e propria colonna portante. Le serate hanno poi visto sul palco dell’Auditorium Benedetto XIII, il concerto di Kurt Rosenwinkel, in trio con Dario Deidda e Lorenzo Tucci, e, la performance tenuta il giorno successivo dal sassofonista Federico Milone, vincitore del Massimo Urbani 2017, insieme alla ritmica che, per la seconda parte della serata, è stata raggiunta sul palco da Fabrizio Bosso e Walter Ricci per una esplosiva e trascinante rivisitazione di alcuni celebri standard.


Dieci finalisti capaci di dimostrare una valida proprietà di linguaggio. E colgo l’occasione per elencarli in ordine alfabetico: Alessandra Abbondanza, Manuel Caliumi, Massimo Imperatore, Federico Milone, Davide Romeo, Vittorio Solimene, Tommaso Troncon, Giuseppe Vitale, Lorenzo Vitolo e Luca Zennaro. Un livello medio decisamente buono, anche nella difficoltà di gestire una formula in qualche modo insidiosa, come quella dei due brani da eseguire di seguito. Una distanza da mezzo fondo, in pratica: a metà strada tra il concerto, per quanto breve, in cui disporre tutte le proprie attitudini secondo i propri tempi e intenzioni e il brano singolo, in cui giocare il tutto per tutto. E, infatti, alcuni interpreti hanno rivelato in questo modo le diverse capacità di dosare i vari ingredienti nell’esecuzione dei brani. Ovviamente, questa formula offre al concorrente una ulteriore possibilità per mettere in mostra la padronanza nell’affrontare il palco, l’interplay e il flusso delle espressioni, la destrezza nel superare le “trappole”. I venti brani scelti anch’essi dal novero degli standard sono stati interpretati, come si diceva sopra, in modo sempre valido, senza scendere mai al di sotto della sufficienza e dimostrando un buon livello complessivo.


La singolarità dell’edizione si è vista anche nei concerti e nelle jam session che hanno animato le serate. Un filo giocato sul dialogo e sull’interplay, sulla letteratura degli standard e sull’abilità dei vari musicisti presenti di combinare voci e timbri dei propri strumenti. Il concerto tenuto da Rosenwinkel, Deidda e Tucci e quello guidato da Fabrizio Bosso, senza dimenticare le jam session condotte da Maurizio Urbani e animate dai concorrenti al Premio e dai talenti emergenti del territorio marchigiano, hanno dimostrato una volta di più il valore di un “terreno comune” sul quale poter convergere per dare vita a una musica capace di raccontare stati d’animo e affrontare una questione enorme rispetto alle nostre esistenze come può essere un terremoto. Sicuramente ci sarà spazio nei prossimi anni per tornare a proporre concerti legati a progetti originali o, quantomeno, concepiti intorno ad un filo conduttore come era stato negli anni passati per il trio Andersen/Smith/Vinaccia, le derive hendrixiane dell’incontro tra Antonello Salis e Egidio Marchitelli oppure Spiritual, l’Hammond trio guidato da Fabrizio Bosso, tanto per fare alcuni esempi: quest’anno, era giusto raccogliersi intorno alla condivisione, ciascuno secondo le proprie inclinazioni, di un linguaggio comune.


Va senz’altro sottolineata l’esibizione del quintetto composto da Fabrizio Bosso, Julian Mazzariello, Massimo Moriconi e Massimo Manzi insieme a Walter Ricci per la capacità di muoversi in equilibrio tra energia e senso lirico, virtuosismo e abilità nel esplorare ogni possibilità presente nelle melodie e nelle armonie degli standard: un concerto in grado di unire in maniera esemplare adrenalina e gusto. Dal canto loro, Rosenwinkel, Deidda e Tucci hanno optato per un set elettrico per quanto riguarda le sonorità con una interpretazione sobria e pacata, giocata sullo swing e sul groove della ritmica italiana e sulle aperture ellittiche del chitarrista statunitense.


Il Premio Internazionale Massimo Urbani è un concorso e, quindi, i risultati della gara hanno la loro giusta importanza. Il sassofonista Federico Milone è stato scelto come primo classificato. Al secondo posto, ad ex aequo, i due pianisti, Giuseppe Vitale e Lorenzo Vitolo, mentre il terzo posto è stato assegnato al chitarrista Massimo Imperatore. Il premio della giuria critica composta da Libero Farnè di Musica Jazz e All About Jazz, da Fabio Ciminiera di Jazz Convention, dal direttore artistico del 28 Divino Jazz Club di Roma, Marc Reynaud, e da Luigi Peluso, membro dello staff del Ferrara Jazz Club, è andato a Giuseppe Vitale che ha ricevuto anche la Borsa di Studio per Umbria Jazz. La Borsa di Studio per Nuoro Jazz è andata al chitarrista Luca Zennaro. Il premio decretato dal pubblico ha visto come vincitore ancora Federico Milone mentre il Premio della Giuria Unicam è stato vinto da Alessandra Abbondanza.




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