Sonic Latitudes Five Elements @ La Lampara Jazz

Foto: Fabio Ciminiera










Sonic Latitudes Five Elements @ La Lampara Jazz

Pescara, La Lampara – 3.8.2017

Marco Di Battista: pianoforte

Franco Finucci: chitarra

Gabriele Pesaresi: contrabbasso

Roberto Desiderio: batteria

Simone La Maida: sax alto, sax soprano

L’obiettivo di Marco Di Battista e Franco Finucci è quello di costruire intorno al loro sodalizio musicale un repertorio e, più in generale, un “ambiente sonoro” in grado di interagire con attori differenti. Viste le possibilità armoniche die due strumenti, l’incontro di pianoforte e chitarra è compiuto in sé: non è un caso perciò che le prime uscite siano state in duo e che, sempre in duo, Finucci e Di Battista abbiano dato alle stampe Sonic Latitudes, il lavoro che ha impresso il suo nome come marchio di fabbrica complessivo del progetto. Contemporaneamente, però, i due musicisti hanno voluto confrontarsi con altri interpreti e mettere a disposizione di un ensemble più ampio la confidenza maturata nel corso delle registrazioni e dei concerti in duo. Un gioco innescato sulla base della condivisione del materiale da suonare e delle combinazioni timbriche. E, tra queste esperienze, va ricordato senz’altro l’incontro con Arild Andersen e Paolo Vinaccia che aveva portato, lo scorso anno, ai concerti tenuti sotto la denominazione di Sonic Latitudes Nordic Experience.


Sonic Latitudes Five Elements nasce dallo stesso atteggiamento. Dopo le esperienze in quartetto con la ritmica composta da Gabriele Pesaresi e Roberto Desiderio, quest’anno il viaggio di Sonic Latitudes Four Elements è ripartito con i due concerti tenuti in primavera in Turchia in quartetto con Giorgio Vendola al contrabbasso e Desiderio alla batteria: la formazione si era esibita ad Istanbul, presso il Teatro della Casa d’Italia, e alla sua diciottesima edizione del Metu Art Festival di Ankara. La versione in quintetto vede Gabriele Pesaresi al contrabbasso e Simone Lamaida ai sassofoni per completare una line up in grado di gestire lo sviluppo dei brani in maniera variabile a seconda che la chitarra si ponga come strumento armonico o si affianchi al sassofono sulla frontline dei solisti.


I brani composti da Di Battista e Finucci guardano alle evoluzioni del jazz degli ultimi decenni: lo spirito melodico sempre presente si incastra di volta con impalcature modali e strutture più articolate per esprimere, così, un punto di vista personale sulle quanto è stato espresso in questo periodo storico nella musica legata all’improvvisazione. La dinamica del quintetto rende l’interpretazione dei vari temi più sfaccettata e flessibile e, in particolare, questo si verifica con la presenza di un sassofonista dal fraseggio solido e brillante come Simone La Maida, ispirato e mai alla ricerca di frasi dall’effetto facile. La dimensione più ampia offre al pianoforte e alla chitarra il modo di tracciare le loro linee con maggiore sicurezza e dare al suono un impatto più corposo. Il propellente fornito dalla ritmica sostiene con grande qualità tutte le direzioni prese dal quintetto: confidenza reciproca e gusto rendono efficaci le soluzioni offerte dai due musicisti.


Il quintetto affronta, perciò, con la stessa disinvoltura le atmosfere rarefatte di No, 42 Baia St e le sferzanti tirate di Dexter e Passion Dance, il tema di McCoy Tyner con cui si è chiuso il concerto, si misura con la dimensione più melodica di Ibn Battuta, Walking Up e Tebaide e con gli echi boppeggianti di Lapislazzulo. Sette brani che mettono in luce la dimensione collettiva della musica di Sonic Latitudes, una musica pensata passo dopo passo, costruita, cioè, tenendo sempre conto degli incontri e delle esperienze attraversate da Di Battista e Finucci, in un processo continuo di approfondimento e rifinitura.




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