Mirko Signorile/Claudio Filippini/Giovanni Guidi – The Three Pianos

Mirko Signorile/Claudio Filippini/Giovanni Guidi - The Three Pianos

Musica Jazz – 2017





Mirko Signorile: pianoforte

Claudio Filippini: pianoforte

Giovanni Guidi: pianoforte






Due pianoforti insieme su un palcoscenico non sono proprio una rarità nel jazz. Basti pensare agli storici incontri fra Herbie Hancock e Chick Corea o fra lo stesso Corea e il nostro Stefano Bollani, per citare solo due esempi fra i più noti nel genere. La formula, invece, dei tre pianoforti è meno frequentata, anche perché presenta di per sé ancora maggiori difficoltà e rischi, rispetto a quella già complicata del duetto di tastiere. È Mirko Signorile, pianista provvisto di un solido background e di una ispirazione oscillante fra gli stili, fra il classico e il moderno, vicino alla world music e al jazz metropolitano, l’ideatore di questo incontro. È lui che si è prodigato per avere vicino a sé Giovanni Guidi, ovvero un esponente dell’avanguardia tenuta sotto sorveglianza, non declinata cioè verso l’aleatorietà, e Claudio Filippini, cultore di una tradizione elegante, rimessa in gioco, aperta a diverse prospettive. Sono tre voci, in qualche modo apparentemente incompatibili, che marciano in direzioni divergenti e che, per contro, trovano felici momenti di dialogo e punti di contatto, di coesione, in fruttuosa sinergia. È merito questo della buona capacità di ascolto reciproco e della volontà di non pestarsi i piedi, sovrapponendo e sovraccaricando il discorso fino a saturare tutti gli spazi disponibili. I tre musicisti procedono, infatti, muovendo da un motivo, da esplorare e da dipanare, affidandosi alle improvvisazioni tematiche, fra coerenti divagazioni e ritorni graduali al punto di partenza. Periodicamente salta fuori un brano conosciuto all’interno di questo flusso ben incanalato, senza una vera soluzione di continuità. Si fatica, magari, subito a distinguerlo, perché i pianisti tendono a rivelarlo mano a mano. Tutto fa parte del gioco. Si segue un’intuizione, uno spunto, lo si lavora e lo si rielabora, poi viene fuori un aggancio ad una frase originale o tirata fuori dalla memoria di uno dei tre e su quella si concentrano i successivi passaggi, in un articolato scambio di stimoli e di relative risposte. Non c’è competizione all’interno del terzetto. Lo si deduce dalla evidente difficoltà nel riconoscere gli interventi di un musicista, piuttosto che di un altro, all’interno delle tracce dell’album. Lo scopo è quello di realizzare una buona performance, non quello di competere con i partners, per primeggiare.


Fra le dieci takes si fa raccomandare in particolare Ti stimo di Giovanni Guidi, dotata di una bella melodia, su cui viene imbastito un gioco di ricami e di rimandi scorrevoli, liquidi, a dipingere paesaggi immaginari, sognanti.


Three pianos non è, a tutti gli effetti, un album riservato semplicemente agli appassionati delle tastiere acustiche, poiché rifugge dal virtuosismo e dalla spettacolarità gratuita per proporre una musica piacevole, ben organizzata ed eseguita in maniera non agonistica dai tre protagonisti dell’incisione.