When You Wish Upon A Star. Bill Frisell @ Gezmataz 2018

Foto: Donato Aquaro dalla pagina facebook di Gezmataz









When You Wish Upon A Star. Bill Frisell @ Gezmataz 2018

Genova. Porto Antico – 19 luglio 2018

Bill Frisell: chitarra elettrica, chitarra acustica

Petra Haden: voce

Thomas Morgan: contrabbasso

Rudy Royston: batteria

A Bill Frisell spetta il compito di inaugurare la rassegna Gezmataz e il pubblico genovese risponde al richiamo del nome importante affollando la piazza delle feste al porto antico. Sono con lui i fidati Thomas Morgan al contrabbasso e Rudy Royston alla batteria, oltre alla cantante e contitolare del gruppo, Petra Haden. Il progetto “When You Wish upon a star” è uscito su cd nel 2016 e si incentra per la maggior parte sulla ripresa di celebri colonne sonore. Nell’album figura Eyvind Kang alla viola, qui assente.


L’inizio è da brividi con una Moon River lenta e dai toni soffici. Si prosegue con una sequenza dedicata al Padrino di Nino Rota con Frisell che va a scovare sfumature timbriche preziose lavorando molto con echi e distorsioni, mentre basso e batteria lo accompagnano in modo libero e fantasioso. Anche il successivo omaggio a Ennio Morricone si svolge sul piano della reinterpretazione, divagando quel tanto che basta, pure con cambi di ritmo in corso d’opera, da una esecuzione troppo letterale. Da questo momento in poi, però, prende sempre di più in mano la situazione Petra Haden, con tutto quello che, purtroppo, ne consegue. La cantante è sicuramente intonata, ma è dotata di una voce piuttosto impersonale e non particolarmente incisiva. Anche come presenza scenica non fa miracoli, pur cercando con qualche trovata estemporanea di portare dalla sua parte gli spettatori. Ad esempio ripete all’infinito il ritornello di un brano presente nella colonna sonora di “C’era una volta il west” e invita la platea ad unirsi al coro, ottenendo, bontà loro, un discreto feedback con i presenti.


Si ascoltano di seguito brani come Goldfinger e You only live Twice, dai film di 007, Space oddity di David Bowie e What The World Needs Now di Bacharach. La protagonista assoluta della serata diventa la figlia di Charlie Haden, mentre i tre giganti alle sue spalle si limitano ad un lavoro di supporto, elegante e sontuoso fin che si vuole, pur sempre di rinforzo. Frisell, poi, diventa quasi autoreferenziale ripetendo dei clichè consolidati sulla sua chitarra, ammiccando così ai gusti di una platea molto ben disposta nei suoi confrontii. A fine concerto vengono richiesti a gran voce e concessi quattro bis, fra i quali spicca When you wish upon a star, il titolo dell’album da cui tutto è partito.


Non meraviglia il successo popolare dell’esibizione. Si tratta di una proposta di pop d’autore, a conti fatti. Per i palati fini, invece, per i cultori del jazz di ricerca, resta un certo senso di delusione verso un musicista che in passato aveva saputo realizzare prove dal valore artistico decisamente superiore.



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