JAZU: Jazz from Japan. Recensioni. Masahiro Sayama New Trio. B’Ridge

JAZU: Jazz from Japan. Recensioni. Masahiro Sayama New Trio. B'Ridge

King Records – KICJ-786 – 2018




Masahiro Sayama: pianoforte

Ryoji Orihara: basso elettrico fretless

Yasushi Fukumori: batteria






(Questa recensione è dedicata alla memoria del pianista Masahiro Sayama (1953 – 2018) che ci ha lasciati poco dopo aver redatto il seguente articolo)



Quando un celebre ed apprezzato veterano della scena jazzistica giapponese incontra due dei suoi migliori nuovi esponenti, il risultato è un album che sin dal primo ascolto si rivela tra i più interessanti lavori discografici prodotti in Sol Levante negli ultimi tempi.


Il pianista Masahiro Sayama ha, di fatto, trovato nuova linfa in un progetto nel quale la sua esperienza è messa al servizio di due validi ed eclettici giovani custodi della sezione ritmica, il vulcanico bassista elettrico Ryoji Orihara e il formidabile batterista Yasushi Fukumori, che per tutta risposta, rendono al proprio leader una ventata di rigenerante ispirazione. In questo lavoro Sayama dà una decisa sferzata al suo glorioso passato da pianista jazz mainstream, nonchè sapiente compositore ed arrangiatore di musiche per gli ambiti più diversi, per abbracciare un’idea di concezione ed esecuzione più moderna, lasciandosi influenzare in toto dalla visione musicale dei suoi partner.


Questo album battezzato “B’Ridge” genera, come suggerito dallo stesso titolo, un ponte tra generazioni, stili ed approcci che vanno a creare un insieme più grande delle parti che lo compongono e nel quale ciascuna di esse porta con sè un contributo prezioso ed indispensabile per la riuscita dell’esito finale. Rispetto alla precedente produzione di Sayama, in questo lavoro maggiore risalto viene dato all’aspetto del groove e dell’architettura ritmica sulle quali molti dei brani sono costruiti. È quello che accade nel brano d’apertura Ballad for Yasushi, una dedica del pianista al batterista, nel quale si realizza una tessitura quasi antitetica tra i tempi rock impressi da Fukumori e le placide note dispensate da Sayama, laddove Orihara ne sottolinea il dialogo utilizzando una delle sue tecniche preferite sullo strumento, l’utilizzo di un piccolo archetto che, lasciato scorrere sulle corde, produce un ruvido muro sonoro. Anche la robusta Tetsu to Hibana e la mutevole Ndereba no Tsuisou, tributo tripartito di Orihara alla maratoneta keniota Catherine Ndereba, sono conferma ulteriore delle loro sinergie ritmiche.


Distribuiti i ruoli in regime totalmente democratico, il leader lascia ampio spazio di movimento ai suoi giovani sodali, in particolare al bassista Ryoji Orihara che qui appare anche in veste di direttore musicale dell’album, nonchè co-autore di parte dei brani originali presenti. Tra essi spicca la brillante Shinayakana yubi wo mochinasai, un’ispirata composizione fondata su un geniale riff di armonici del suo inseparabile basso elettrico fretless, che da sola merita l’acquisto dell’album. Sempre a firma di Orihara, Space Bridge e Ningen ga Sunderu, tra le prove compositive migliori della session, sono dei perfetti equilibri tra forma musicale e grande sensibilità melodica. Il leader Sayama, di par suo, usa la musica per tradurre la sua personale visione del mondo e un vissuto quotidiano fatto di viaggi, letture e meditazioni sul senso della vita, facendo confluire tutto questo nel suo trittico umi, sora e riku, tre brevi riflessioni musicali che, a metà album, rompono la tensione ritmica prodotta sino a quel momento, sciogliendo le strutture e liberando le esecuzioni del trio in fluidi ritratti di coscienza.


A siglare la vicendevole influenza attivata da questa collaborazione concorrono Lullaby of Bassist, questa volta una dedica del leader a Orihara, immaginata come una dolce ninnananna in 6/4 ispirata dall’ascolto di alcune sonate di Beethoven, e Three Women, una composizione misconosciuta di Jaco Pastorius che qui Orihara, fervido ammiratore del leggendario bassista elettrico, decide di lasciar suonare in totale solitudine a Sayama sul finale, conscio della semplice bellezza di questa composizione a cui null’altro sarebbe servito.


B’Ridge si rivela, quindi, un’opera musicale dalle molteplici declinazioni in cui prevale un efficace bilanciamento tra individualità e spirito d’insieme, scrittura musicale ed estemporaneità, scambio e condivisione, che generano una non comune connessione emotiva tra musicisti illuminati da un’intesa che poggia su una reale e concreta idea di interplay.



Link di riferimento:

“B’Ridge” teaser trailer: youtube.com/watch?v=agCzvjLh79k

Shinayakana yubi wo mochinasai: https://www.youtube.com/watch?v=tWJEUJ_3FWI

Space Bridge: youtube.com/watch?v=chNxM2E4ymw

Ningen ga sunderu: youtube.com/watch?v=ajiDu9ypV9M




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