Stefano Bollani e Robben Ford al Parco della Musica

Foto: dal sito auditorium.com











Stefano Bollani Que Bom – 12 novembre 2018

Robben Ford – 16 novembre 2018

Roma, Auditorium Parco della Musica

Il 12 novembre all’Auditorium di Roma il quintetto “brasiliano” di Stefano Bollani recupera la data estiva di luglio saltata per pioggia. Per questa occasione, a differenza del tour estivo, perde un pezzo, il percussionista Armando Marçal, rimanendo però nella sostanza abbastanza immutato, con una ritmica tutta brasiliana a sostegno del nostro pianista, da sempre affascinato dalle sonorità carioca. Medesima formazione, quella originaria, di un disco uscito nel 2007 e del recente album Que Bom che, a differenza del precedente Carioca, presenta adesso quasi tutti brani originali a firma dello stesso Bollani. Ma è con un classico brasiliano, quel celeberrimo “A banda” di Chico Buarque de Hollanda del 1966, che si apre il concerto romano, riproposto qui in una splendida esecuzione in piano solo. Con l’entrata in scena del resto dei componenti, i quattro iniziano a presentare i brani dell’ultima uscita, opera prima della neonata casa discografica fondata per l’occasione dello stesso Bollani. Brani che scorrono via via piacevoli senza picchi di rilievo, rimanendo sempre amabili per un ascolto leggero e spensierato, in cui il pianismo di Bollani rimane sempre al centro dell’attenzione, supportato in maniera impeccabile da un trio brasiliano di valore. Il feeling tra i quattro, frutto anche di una tournée estiva che li ha portati ad esibirsi anche in Brasile, è finissimo in un ambiente disteso che però pecca di quella brillantezza e varietà che nel disco viene garantita dagli illustri ospiti presenti, da Hamilton de Holanda a João Bosco fino alla voce Caetano Veloso, ben diversa da quella di un Bollani che prova a sostituirlo, con discutibili risultati, ne La nebbia a Napoli. Non entusiasma ma piace, ed è ancora un piano solo a introdurre i bis che salutano una performance che ha il pregio assoluto di poter essere apprezzata e avvicinare senza sforzi un pubblico ampio e variegato, non necessariamente vicino alla complessità della musica brasiliana.



Qualche giorno più tardi è invece di scena nella Sala Sinopoli uno dei chitarristi più influenti della sua generazione, quel Robben Ford capace di muoversi negli anni tra gli stili più diversi, arrivando a collaborare con grandi nomi apparentemente lontani, dal funk jazz di Miles Davis al blues di Muddy Waters, dal rock dei Kiss fino al pop più raffinato di Joni Mitchell, parallelamente ad una brillante carriera da leader in cui ritorna sempre in primo piano il suo amore per il blues. Ed è proprio un ritorno al suo primo amore che l’ha portato prima alla pubblicazione a distanza di tre anni di un nuovo album, Purple House, pubblicato soltanto qualche giorno prima della data romana, e un nuovo tour, accompagnato da una ristretta formazione di giovani ma bravi musicisti. Un quartetto essenziale e intimo, basso chitarra e batteria oltre al leader, che mette in risalto la voce e il riconoscibile stile chitarristico di un Ford ancora in splendida forma, capace di infiammare il suo numerosissimo e fedele pubblico. La scaletta alterna inevitabilmente brani nuovi e vecchi, passando dalle ballad al funk, da accenni rock al blues in grande armonia, in cui è lo straordinario groove a far da collante a composizioni scritte in anni diversi, ma in una sorprendente continuità. Niente virtuosismi, ma anzi una estrema sincerità a far sembrare tutto estremamente naturale e chiaro, in cui traspare un evidente amore per il blues in quanto tale, senza protagonismi, con un taglio personale e un gusto sopraffino che confermano Ford ancora nell’olimpo dei grandissimi chitarristi di tutti i tempi.




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