Giulia Barba – Sonoro

Giulia Barba - Sonoro

BNC – 2022






Giulia Barba: clarinetto basso

Marta Raviglia: voce

Daniele D’Alessandro: clarinetto

Andrea Rellini: violoncello






Ci sono voluti quasi nove anni perché Giulia Barba pubblicasse un nuovo album a suo nome. Il precedente “The Angry St.Bernard”, infatti, è stato licenziato nel 2013, realizzato insieme a sei strumentisti di provenienza diversa e registrato ad Amsterdam. La formazione impiegata in “Sonoro” è, invece, italiana al cento per cento. La musicista bolognese ha selezionato accuratamente i suoi partners, scegliendoli per un comune sentire estetico e, in qualche caso, per una lunga frequentazione in campo artistico e per un rapporto di amicizia consolidato. Con questo quartetto la Barba ha potuto osare, senza paura di fallire nell’impresa, prevedendo otto brani del tutto improvvisati. A questi si sono aggiunte sei composizioni a firma della band-leader, due su testi di Peter Yates, poeta irlandese a cui Branduardi in passato ha dedicato un disco e due con le parole scritte dalla stessa clarinettista. La musica del cd punta su una veste timbrica ben definita, determinata dal dialogo fra i due clarinetti, sostenuti dal violoncello. Si tratta di un substrato cameristico, a ben vedere, un camerismo realizzato, però, da un trio di jazzisti, per cultura o per forma mentis, su cui si invola la voce multi-stilistica di Marta Raviglia. La cantante laziale, di fatto, modella con il suo canto sui generis l’intero album, passando da toni morbidi, sentimentali ( o quasi), a modulazioni zigzaganti, ricche nelle dinamiche, a salite ripide sulle note acute, oltre ogni sfoggio di virtuosismo, in perfetta sintonia con il tipo di suono, di carattere espressivo, voluto da Giulia Barba. Il clarinetto basso, poi, impone la sua cavata ecologica, naturale, a impreziosire la tavolozza di colori impiegati per corredare la scena dei vari quadri, come sono denominati i segmenti composti istantaneamente dal gruppo. Il clarinetto soprano duetta con il pari-strumento grave, con unisoni e contrappunti conformi, non rimanendo indietro nel creare qualche suono anticonvenzionale, con colpi di lingua secchi ed effetti, secondo tecniche alternative. Il tutto è a servizio, comunque, dell’idea compositiva di “Sonoro”. Il violoncello non è presente in tutte le tracce, che prevedono, nello svolgimento, ad ogni modo, parti in duo, in trio o in solo. Quando interviene, lo strumento ad arco di Andrea Rellini, apporta un contributo sensibile alla timbrica e alla ritmica della formazione. Sì perché c’è del ritmo implicito o esplicitato nel cd. È bene precisarlo.


Questo album, lo si sarà capito, è provvisto di molte qualità, poiché concilia al meglio il classico-contemporaneo con il jazz, la scrittura con l’improvvisazione.


C’è da augurarsi che la preparatissima musicista emiliana non lasci passare così tanto tempo per registrare una nuova opera.


C’è un bisogno estremo, una necessità impellente, oggi, di incisioni come questa, scaturite da un progetto definito e con una attenzione meticolosa sia all’insieme che ai particolari, in ogni singola sequenza.



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