Germano Zenga – Gato!

Germano Zenga: sassofono tenore
Luca Gusella: vibrafono, percussioni
Danilo Gallo: contrabbasso, basso balalaika, flauto
Ferdinando Faraò: batteria, percussioni
Ospite speciale:
Enrico Rava: flicorno

Caligola Records – 2023

Dopo Daniele Sepe, che nel 2018 ha pubblicato “The cat with the Hat”, tocca ora ad un altro tenorista italiano cimentarsi in un omaggio all’arte di Gato Barbieri, con questo ultimo disco intitolato semplicemente “Gato!”. L’album precedente era composta di temi originali nella quasi totalità, tranne un pezzo, “Nunca Mas” a firma del musicista argentino. In questo cd, invece, cinque tracce sono composizioni del sassofonista di Rosario, una è di Abdullah Ibrahim, tre brani sono del leader e uno è ascritto a tutto il quartetto. La musica che si ascolta nel disco è piacevolissima, ma intellettualmente ineccepibile. Il repertorio di Barbieri, infatti, in questa rivisitazione, riluce in tutto il suo splendore, anche perchè sono state scelte perle del periodo aureo, quello di incisioni come “Bolivia”, Fenix”, “El Pampero”, o dei primi “Chapter” (magnifici), prima dello scadimento in una deriva commerciale che ha portato Gato a cambiare rotta e a perdere i favori della critica, ottenendo in compenso un vasto successo popolare.

Germano Zenga si accosta con sagacia ad una materia che conosce bene, mantenendo una linea sobria, mai accalorandosi oltre una certa misura. È “barbieriano” il giusto, senza, cioè, voler strafare in ogni passaggio. Ferdinando Faraò accentua il carattere etnico della proposta complessiva con un continuo rimbalzo su tamburi, piatti e altre percussioni. È una macchina ritmica, a tutti gli effetti, che gira a pieno regime, ben coadiuvata da Danilo Gallo, che sfodera un contrabbasso dal timbro profondo, stile Charlie Haden, per intenderci, e con un fraseggio melodicamente illustrativo, carico di espressività, e fornisce aromi andini con il flauto di legno. Luca Gusella, al vibrafono, apporta, da parte sua, un contributo armonico ricco ed allo stesso tempo essenziale, mettendo in mostra un solismo imbevuto di note e di intuizioni. Resta da riferire dell’ospite speciale in tre takes, compagno di tante avventure insieme a Gato, negli anni sessanta, soprattutto nel nostro Paese, Enrico Rava, stavolta al flicorno, capace di riannodare i fili con il trombettista che era in quegli anni, tirando fuori sequenze ispide, formate da note puntate verso l’alto con la ricerca dei sovracuti, elementi propri di un free “d’epoca”, mai lontano, però, dall’area tematica.

In conclusione Germano Zenga, con questo progetto, vuole mostrare «la personale rielaborazione ed il dinamico sviluppo delle esperienze che ci ha lasciato Gato Barbieri» come si legge nelle note di copertina. L’obiettivo può dirsi pienamente raggiunto, grazie ad una interpretazione del mondo del sassofonista argentino appassionata e competente, e pure in virtù della presenza di un quartetto di musicisti di alta affidabilità.

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