Marco Postacchini: sax tenore, flauto, piccolo
Davide Ghidoni: tromba
Simone La Maida: sax alto
Massimo Morganti: trombone
Pierluigi Bastioli: tuba
Emanuele Evangelista: pianoforte
Gabriele Pesaresi: contrabbasso
Stefano Paolini: batteria
Barly Records – BD1830 – 2024
Sono tanti gli elementi che hanno costruito il mito della Blue Note: i suoni, le atmosfere, l’impianto grafico, le storie legate alle registrazioni e ai suoi protagonisti e, naturalmente, la presenza nel catalogo, di alcuni dei maestri più celebri e importanti della storia del jazz e di capolavori assoluti che rappresentano vere pietre miliari per ogni appassionato ascoltatore e per ogni musicista. Marco Postacchini rende omaggio all’etichetta statunitense attraverso dieci brani fondamentali per il jazz degli anni ’50 e ’60 rivisitati con la formula ormai consolidata del suo ottetto, una formazione capace di unire sapore orchestrale e agilità attraverso arrangiamenti solidi e ben calibrati e accostamenti timbrici accorti: le diverse tessiture ottenute dall’intreccio delle linee melodiche dei fiati garantiscono una varietà di soluzioni e restituiscono un approccio fresco ai brani scelti dal sassofonista. Si tratta di brani estremamente conosciuti, la maggior parte pubblicati per la prima volta nei solchi dei vinili della Blue Note e, in ogni caso, contenuti in moltissime registrazioni date alle stampe dall’etichetta statunitense nel corso del tempo. Il percorso tracciato da Postacchini unisce, sul tratto comune del blues, le visioni orchestrali di Quincy Jones, la propulsione ritmica ed energica dei Messengers di Art Blakey e dei vari musicisti che ne hanno fatto parte, le evoluzioni del pensiero artistico di John Coltrane e di Wayne Shorter e la deriva più vicina al soul jazz di Lou Donaldson. A questo ampio spettro di suggestioni, il l sassofonista marchigiano aggiunge poi anche un richiamo al nonetto di Birth of the Cool, con la presenza della tuba e con la ricerca di echi provenienti dalla musica classica e contemporanea: una scelta utile per colorare passaggi, interludi e soluzioni di arrangiamento e per aggiungere ulteriori frecce all’arco espressivo dell’ensemble.
Shades of blue mette in risalto la solidità dell’organico guidato da Postacchini ormai da diverso tempo. Un organico composto da musicisti che si sono trovati spessissimo a collaborare insieme, in questo come in altri contesti, e che rivelano una spiccata propensione alla dimensione orchestrale, maturata attraverso svariate esperienze nel corso degli anni. Elementi che vengono messi a frutto da un lavoro accurato che si riflette in maniera efficace sul risultato complessivo: la cura certosina dei dettagli e delle sfumature arricchisce le riletture dei brani senza appesantire una trama che resta sempre fluida e scorrevole e viene resa accattivante dai vari interventi dei fiati intorno alla linea melodica principale e dall’interazione tra le diverse sezioni che si creano di volta in volta all’interno dell’organico.
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