Cristiano Arcelli – Almost Romantic

Cristiano Arcelli - Almost Romantic

Encore Jazz – BD 1708 – 2016





Cristiano Arcelli: sax alto

Simone Graziano: pianoforte

Stefano Senni: contrabbasso

Bernardo Guerra: batteria

Massimiliano Canneto: violino







Nell’intervista realizzata da Marco Buttafuoco in occasione dell’uscita di Solaris, Cristiano Arcelli definiva così il punto di partenza della sua riflessione musicale: «Solaris è un gigantesco giacimento ed elaboratore di memorie. Credo che il jazz sia qualcosa di simile.»


Per Almost Romantic, il sassofonista amplia il trio che aveva “utilizzato” in Solaris con il pianoforte di Simone Graziano e il violino di Massimiliano Canneto e prosegue nella sua ricerca tra tradizioni e modernità sempre tenendo ben presente questo principio. Nelle otto composizioni proposte da Arcelli e nella rilettura di Solitude, troviamo infatti una continua connessione tra elementi provenienti dalla varie correnti stilistiche del jazz e l’intenzione – ferrea, incrollabile, precisa – di ottenere una sintesi personale. E così si potrebbe pensare ad una spiegazione per la parola “almost” inserita nel titolo: ogni brano accoglie più di una direzione e, soprattutto, riporta all’ascoltatore la reazione ottenuta mettendo a confronto i diversi ingredienti. Melodia e spigoli, tensioni metropolitane e dissonanze, riflessi provenienti dalla musica colta contemporanea e slanci lirici, passaggi incalzanti e andature pacate: Cristiano Arcelli riesce a disegnare un panorama sonoro e timbrico sempre mutevole e, allo stesso tempo, coerente e compatto. L’andamento dei primi due brani – Almost Romantic e Dutch Kimono – chiarisce subito quali saranno le dinamiche del disco: cambi di scena improvvisi e repentini incanalati su un binario solido e leggibile da parte degli ascoltatori. La dimensione più malinconica e riflessiva di Atomics mette in luce altre possibilità a disposizione del quintetto e della scrittura del sassofonista.


Le due tracce centrali del lavoro – On the Roof, con l’evidente richiamo alla copertina, e Some questions Some Stars – rappresentano un ulteriore “passo” nella costruzione di Almost Romantic. Se l’approccio del sassofono – sia dal punto di vista timbrico che espressivo – è più vicino alla tradizione jazzistica, la ritmica invece tratteggia delle linee frastagliate e sollecita il solista sia nel tema che nelle improvvisazioni. Il quadro si amplia delle venature monkiane portate dal pianoforte nel secondo dei due brani citati. Sono, forse, tra gli episodi originali del disco quelli più vicini al jazz canonicamente inteso: Arcelli rivela attraverso questi brani come il jazz – il piacere di suonarne le frasi e di richiamarne le ispirazioni – possano dialogare con il materiale proposto nel disco e con l’attitudine complessiva della formazione. Le atmosfere livide e taglienti di Through The Green Window raccontano, invece, l’ispirazione alle derive nordiche, il richiamo ad un’ispirazione più astratta.


Trio pianoless, quartetto con il pianoforte e quintetto con il violino offrono soluzioni sempre utili: Arcelli sfrutta la varietà proponendo soluzioni, di volta in volta, timbriche, ritmiche e compositive e giocando con le potenzialità orchestrali della formazione. La presenza di musicisti con cui il sassofonista condivide da tempo il percorso e la visione musicale aiuta senz’altro a confezionare un lavoro articolato e ricco di sfaccettature. E diventa, di conseguenza, una spinta per rilanciare i movimenti richiesti alla musica e alla formazione. La rilettura sorniona e morbida in trio di Solitude – peraltro dopo l’apertura minimale e sospesa affidata al solo pianoforte – è la conclusione logica del disco. Si torna alla tradizione, si torna a un suono che ne rilegge stilemi ed espressioni, si torna però dopo otto tracce che hanno contenuto stimoli e riflessi provenienti da situazioni diverse e che, gioco forza, restano nell’orecchio dell’ascoltatore e nelle note suonate dal trio.



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